giovedì, 2 gennaio 2025

 

Apertura Anno Giubilare: il Crocifisso del pellegrinaggio è quello di Latiano

Il segno peculiare della solenne apertura dell’Anno Giubilare è il pellegrinaggio con l’ingresso processionale della Chiesa diocesana dietro la croce all’interno della Cattedrale, dove il pastore della diocesi svolge il suo magistero, presiede i divini misteri, la liturgia di lode e di supplica e guida la comunità ecclesiale.

Come prescrive la liturgia dedicata, o svolgimento della processione si articolerà in tre momenti: la collectio (“raduno”) presso la chiesa parrocchiale di San Domenico in Oria; il pellegrinaggio verso la Cattedrale dell’Assunta; l’ingresso nella Cattedrale.

Nella collectio, dopo l’antifona o canto di apertura, il vescovo Vincenzo rivolgerà ai fedeli il saluto, l’invito a benedire e lodare Dio; seguiranno una esortazione, la orazione, la proclamazione della pericope evangelica e la lettura della Bolla di indizione del Giubileo Ordinario.

Poi si snoderà il pellegrinaggio verso la Cattedrale per celebrare il giorno del Signore nella Festa della Santa Famiglia e aprire così l’Anno Giubilare, accolto come dono di Dio. Esso è il segno del cammino di speranza del popolo pellegrinante dietro la croce di Cristo, come raffigurato nel logo del Giubileo: «In un mondo nel quale progresso e regresso si intrecciano, la Croce di Cristo rimane l’àncora di salvezza: segno della speranza che non delude perché fondata sull’amore di Dio, misericordioso e fedele» (papa Francesco). È il cammino della Santa Famiglia di Dio che, nell’oggi della Chiesa, avanza verso la Gerusalemme celeste. Per questo è richiesto che la croce, che apre il pellegrinaggio, sia una croce significativa per la Chiesa diocesana, dal punto di vista storico-artistico o legata alla pietà del popolo.

Per la nostra Chiesa di Oria è stato scelto il Crocifisso di Latiano, pregevole effige risalente al XVI secolo, custodita nell’omonima chiesa meta di pellegrinaggio per i fedeli del territorio.

La prodigiosa e venerata immagine del Crocifisso di Latiano risale – come detto – alla metà del XVI secolo ed apparteneva alla Confraternita di San Sebastiano (oggi estinta). La leggenda racconta che: “passando per Latiano una carovana di zingari, dopo una sosta nei pressi dell’attuale chiesa del Crocifisso, gli zingari si accinsero a caricare le casse delle loro mercanzie sul traino, ma l’ultima cassa non erano capaci di sollevarla dal suolo per quanti sforzi facessero; per alleggerirla, l’aprirono, tolsero alcuni oggetti ed estrassero il nostro Crocifisso ed a quel punto la cassa si potè smuovere. Il popolo che assistette a questa scena gridò al miracolo e in un baleno la notizia si parse per il paese. Informato di ciò il parroco portò in processione l’immagine seguito dai fedeli. Gli zingari lasciarono a Latiano il Crocifisso e per la loro devozione portarono via, dopo averlo tolto, un dito della mano destra”. Nel luogo del prodigio i latianesi innalzarono un tempio in onore della venerata immagine per custodirla. Il Capitolo di Latiano nel 1624 ottenne dal Vescovo di Oria Domenico Ridolfi la chiesa in concessione e a partire da quell’anno provvide a tutto ciò che riguardava il culto nella Chiesa del Crocifisso eleggendo tra i sacerdoti capitolari un procuratore annuale. Durante la Santa Visita pastorale il Vescovo di Oria Carlo Cuzzolino (1694) notò: “che vi è una notevole devozione da parte dei fedeli compresi quelli dei paesi vicini” ed ordinò che si facesse “un capo altare”: fu realizzato in legno intagliato con quattro colonne tortili per custodire ed esaltare la miracolosa immagine e fu completato nel 1697. La statua fu abbellita nel corso dei secoli dai fedeli e dai sacerdoti con il diadema, gli angeli, le chiavi, i reliquiari della Santa Croce e della Santa Spina di Cristo e lo stesso Mons. Alessandro Maria Kalefati nell’anno 1785 aggiunse a sue spese il cartiglio dell’INRI. Il 5 novembre del 1856 i latianesi elessero il Santissimo Crocifisso protettore speciale di Latiano, e questa elezione fu confermata dalla Congregazione dei Sacri Riti, dietro parere favorevole di Sua Santità Papa Pio IX, il 17 febbraio 1870. Nel corso dei secoli numerosi furono i privilegi e le indulgenze ottenute a favore dei fedeli per la venerazione del Santissimo Crocifisso. Il Beato Bartolo Longo – latianese e quindi nostro condiocesano – nutrì una grande devozione verso questa miracolosa effige e a sue spese pubblicò alcuni opuscoli con preghiere da recitarsi nella chiesa suddetta.