giovedì, 21 novembre 2024

 

Testimoni per Costituzione, una riflessione a “sei mani”

Come ampiamente annunciato anche dalle colonne di questo giornale telematico, il 17 febbraio scorso si è svolta a Manduria, nella chiesa dell’Immacolata, la presentazione del libro “Armida Barelli. Il lungo viaggio delle donne verso la partecipazione democratica” (Ave, 2023) di Ernesto Preziosi, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” e presidente del Centro Studi Storici e Sociali, già vicepresidente del Settore Adulti di Azione Cattolica Italiana e deputato della Repubblica Italiana nella XVII Legislatura (membro, fra l’altro, della Commissione d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro).

Il libro di Ernesto Preziosi offre pagine intensissime, ricche di dettagli, alcuni peraltro sconosciuti ai più, su una figura femminile eccezionale, donna cristiana attiva nella società civile, oggi beata. Dal volume presentato nell’occasione dallo stesso Autore emerge che Armida Barelli (1882-1952) può certamente definirsi donna contemporanea, addirittura all’avanguardia, perché donna impegnata, libera da pregiudizi o inutili conformismi. Suo è il merito della fondazione della Gioventù Femminile (alla base di quella che sarà la futura Azione Cattolica Italiana) e dell’Università Cattolica, pensate e volute in risposta alle esigenze di un tempo particolarmente difficile, di cui Armida avvertiva certamente i rischi ma pure le grandi potenzialità.

Armida Barelli è stata una voce profetica, capace di leggere i segni del tempi con attenzione particolare al contesto sociale, lasciandosi guidare dall’ascolto della voce dello Spirito. Una donna estremamente concreta nell’approccio alla vita spirituale e anche alla vita politica. Nelle elezioni amministrative del dopo-guerra consigliava alle socie di A.C.: “girate due a due, casa per casa, spiegando il dovere di votare, la responsabilità davanti a Dio di eleggere un’amministrazione cristiana”. Armida Barelli è stata una donna popolare perché radicata nel popolo.

Oggi la potremmo definire una influencer, capace di riunire, di mettere insieme tantissime donne con la sua semplicità, la sua fede sincera, la sua vocazione appassionata di portare a Cristo quante più persone possibili. Importante, inoltre, il contributo dato all’organizzazione delle “Settimane Sociali”, che dal 1907 a oggi riuniscono intellettuali, religiosi e rappresentanti della società civile, luogo cruciale per la riflessione e per il dibattito sulla giustizia sociale, sul lavoro e sulla partecipazione (pure delle donne) alla vita pubblica. Il libro di E. Preziosi consente di conoscere ancor più da vicino Armida Barelli e di riflettere su una “rivoluzione femminile” ancora da portare pienamente a compimento.

La grande lezione di Armida è racchiusa nella fiducia riposta nel valore che le donne – e le giovani donne in particolare – rappresentano in un tempo di profondo cambiamento politico, sociale ed ecclesiale, come è quello odierno. Il suo metodo di lavoro – di “apostolato” sicuramente ma pure di promozione sociale di quella che all’epoca era una “categoria” invisibile, relegata in modo pressoché esclusivo fra le pareti domestiche – non si accontentava di slogan e di esortazioni, per quanto efficaci. Affinché le giovani potessero effettivamente incidere nella Chiesa e nella società, Armida si dedicò alla loro formazione, educazione e istruzione, convinta che la crescita integrale della donna deve essere spirituale, culturale e sociale. «Essere per agire», «istruirsi per istruire», «santificarsi per santificare» erano le parole d’ordine che venivamo proposte alle giovani e che si concretizzavano in iniziative significative.

Ripercorrere ancora meglio la vita e la testimonianza di Armida Barelli consente di avere più consapevolezza che occorre essere, in ogni tempo, protagonisti gioiosi e coraggiosi, testimoni per Costituzione del proprio presente. Il compito è senza dubbio arduo e complesso da non poter essere portato a termine adeguatamente solo da pochi. L’azione formativa ed educativa è vincente solo se c’è nella comunità un fronte comune, affiatato e solido. E tale fronte deve essere costruito e coltivato insieme giorno per giorno. Una comunità cresce forte, solida e sana se si fonda sulla cura dell’altro che offre un orizzonte di senso alla vita e fa crescere una società pienamente umana: di questo ne è espressione pure la nostra Costituzione repubblicana.

L’avere cura non è riducibile a un insieme di gesti, e tanto meno alla loro quantità. Prima che nei gesti, la cura nasce nelle scelte di bene reciproco che ciascuno riesce a seminare nel proprio percorso di vita. La stima per i talenti che ciascuno ha. La valorizzazione delle capacità e degli sforzi. La partecipazione alle sfide personali di ciascuno. La corresponsabilità nelle imprese comuni. La cura è sostanza prima che forma. Se è solo forma rischia di essere illusione e ipocrisia, di ridursi a una sorta di galateo che può addirittura mascherare difficoltà e problemi. Anche su questo versante, notevole è l’apporto dato da Armida allo sviluppo democratico del Paese, con la consapevolezza che la democrazia (intesa come partecipazione attiva) è fondamentale per costruire una comunità coesa e responsabile, equa e solidale, per favorire il coinvolgimento di tutti, per accogliere la varietà delle prospettive di ciascuno, promuovendo una visione più completa e più condivisa dei problemi e delle relative ipotesi di soluzione. Partendo pure dalla scelta democratica che Armida imprime alle dinamiche associative, importante è l’apporto che l’Azione Cattolica Italiana oggi offre nell’educare e nel formare alla autentica relazione con l’altro, nell’assunzione consapevole della dimensione comunitaria del vivere, permettendo la partecipazione ai processi decisionali e promuovendo il dialogo costruttivo, la convivialità delle differenze. Imparare a saper ascoltare veramente il punto di vista dell’altro partendo dalla sua identità. Il dialogo è il presupposto per costruire insieme il tessuto sociale in tutti i modi possibili e leciti. L’autentica democrazia educa, certamente, a stare dentro la storia, a sentirsi parte della stessa che ha bisogno del contributo di ciascuno per crescere e per andare avanti. Si educa all’intrecciarsi sempre nuovo dei fili che tessono la trama del rapporto tra le generazioni, dando forma alla vita e generando l’umano.

Promossa e organizzata dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani-Sezione diocesi di Oria, dall’Azione Cattolica diocesana e dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro e per la pastorale dei migranti oltreché dall’Arciconfraternita della Santissima Immacolata di Manduria, l’iniziativa è stata sicuramente un efficace esempio di corresponsabilità tra alcuni degli attori della comunità diocesana, con l’intento – speriamo riuscito – di proporre una ulteriore riflessione e condivisione per passare dalla teoria alla prassi nelle proprie scelte e azioni quotidiane. Pure propedeutica al momento elettivo dell’Azione Cattolica del 18 febbraio scorso con il rinnovo del Consiglio diocesano, la stessa iniziativa ha inteso favorire la ancor più ampia condivisione di principi, di valori e di stili di vita per il bene comune e per la piena realizzazione della crescita umana delle donne e degli uomini di questo tempo, per la costruzione di una comunità che sappia mettere sempre al centro la persona e il rispetto della dignità umana.

Chiara Anna Reccia e Giuseppe d’Ambrosio (Azione Cattolica diocesana di Oria)
Domenico Facchini (Unione Giuristi Cattolici Italiani – sezione di Oria)